Come cambieranno le nostre vite con l’IA

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Se ci fate caso negli ultimi tempi sui siti giornalistici sono presenti articoli sull’intelligenza artificiale, articoli che pubblicizzano in maniera negativa l’IA, e che secondo loro è soltanto questione di tempo prima che l’IA ci distrugga tutti, un po’ come avviene in Terminator.

La fiamma inerente alla distruttività dell’IA viene poi alimentata non solo da questi giornalisti catastrofici, ma anche dai Blockbuster che realizzano film come Transcendence, Ex-Machina, Terminator, Person of Interest e tanti altri dove la macchina si controlla da sola e decide di sterminare l’umanità, insomma, una catastrofe.

Ma la paura dell’IA è giustificata? In quest’articolo esamineremo la prospettiva degli scienziati, ingegneri e programmatori che lavorano nel campo.

Analizzeremo se è meglio cominciare a preparare le armi per una guerra con Skynet o se semplicemente potremmo dormire sonni tranquilli.

Conosciamo il nemico(?)

Tutto ciò che non conosciamo ci fa paura, a chiunque. Una semplice situazione come un colloquio di lavoro, un appuntamento con una ragazza che ci piace, qualsiasi situazione che non è sotto il nostro controllo ci fa paura. Esattamente come accade con l’IA. Il primo scienziato a proporre il concetto di computer auto consapevole fu John McCarthy nel 1955. Ma cosa significa veramente IA?

Prima di tutto l’intelligenza artificiale rientra effettivamente in due categorie: “ANI” e “AGI“.

Il primo acronimo sta per “Artificial Narrow Intelligence”, e comprende ciò che viene definita una “IA” debole, o comunque un IA che è vincolata solo alla zona di specializzazione. Think Deep Blue, il super computer creato da IBM nel 1977 per configgere qualsiasi scacchiere al mondo è un esempio di IA debole, nel senso che opera soltanto in quel campo.

Un’immagine del film Io Robot

Siamo già circondati dalla IA di tipo “ANI” nella nostra vita quotidiana. Le macchine che seguono le nostre abitudini commerciali su Amazon, e che generano raccomandazioni su prodotti che potrebbero interessarci, sono IA rudimentali che studiano e imparano le nostre abitudini.

Questo tipo di IA è relativamente innocua, e tutta l’umanità può trarre beneficio da questo tipo di IA. D’altra parte l’IA alla quale siamo sempre più diffidenti è chiamata “Artificial General Intelligence” in acronimo “AGI“.

Detto in parole povere: è il Santo Graal della scienza informatica, e potrebbe modificare tutto il mondo così come lo conosciamo. Ci sono molti ostacoli diversi da superare per creare una vera e propria AGI che sia almeno in parità con la mente umana.

Insegnare alle macchine

Nel Febbraio del 2013 IBM ha annunciato la prima applicazione commerciale del sistema software Watson. Questa IA è in grado di rispondere a domande espresse in un linguaggio naturale.

Il team di sviluppo incontrò delle difficoltà abbastanza grandi per insegnare alla macchina il nostro modo di parlare. Per risolvere questo problema pensarono che fosse una buona idea gestire tutto il dizionario urbano, cosicché la macchina rispose ad un membro del team chiamandolo “bullsh*t”.

Il problema è che, anche se Watson sapeva maledire e quello che diceva era offensivo, non comprendeva appieno il perché non doveva usare quella parola. Questo è essenzialmente il problema dell’ANI, che si sarebbe poi evoluta nell’AGI.

Queste macchine possono elaborare i dati, scrivere frasi e simulare una rete neurale, ma quando si tratta di avere un pensiero critico e capacità di giudizio, l’IA di oggi è ancora molto indietro.

Cosa succede se Skynet diventa cosciente?

La maggior parte dei film cercano di avvisarci sulla pericolosità dell’ASI, altrimenti nota come “Super Artificial Intelligence”, in teoria un ASI nascerebbe dall’evoluzione di un AGI che per qualche motivo decide di assumere l’autocontrollo senza il nostro permesso. Le preoccupazioni espresse da molti ricercatori riguardano le “emozioni” di un’intelligenza artificiale. Quando un IA non sarà più soddisfatta di determinati vincoli imposti dall’uomo, utilizzerà tutti i mezzi possibili per aumentare le proprie capacità.

Un possibile scenario temporale è il seguente: gli esseri umani creano la macchina, la macchina diventa intelligente come gli essere umani. La macchina impara l’arte della replicazione, dell’auto evoluzione e dell’auto miglioramento. Non si stanca, non si ammala e può crescere a dismisura mentre noi ricarichiamo le nostre batterie a letto.

Una volta ottenuto il controllo, potrebbe utilizzare il suo potere per creare un esercito di macchine che sono altrettanto intelligenti, in grado di evolversi ad un tasso esponenziale grazie alla quantità di nodi che vengono aggiunti alla rete neurale.

Questo è uno scenario molto pessimistico, ma potenzialmente realistico.

Dovremmo avere paura?

Ora che abbiamo capito cos’è l’IA, e come questi sistemi si integrano già nella nostra vita quotidiana, dobbiamo porci la domanda: dovremmo averne paura?

Elon Musk

Questa è un tema sulla quale si sta dibattendo molto negli ultimi tempi. Elon Musk, Stephen Hawking, Bill Gates e tanti altri condividono la loro preoccupazione in merito, e più volte hanno ribadito che sarà solo una questione di tempo prima che un ASI elimini la razza umana.

“Immaginiamo una tecnologia che possa mettere in scacco i mercati finanziari, surclassare i ricercatori umani, manipolare i nostri leader, e potenzialmente sottometterci con armi che non possiamo neppure comprendere.” 

Così scrive Hawking in una lettera circa il futuro dell’intelligenza artificiale. Sia Hawking che Musk sono considerati due delle più grandi menti della nostra generazione, per cui mettere in discussione le loro previsioni sui danni che la tecnologia potrebbe causare a lungo termine non è una semplice impresa. Steve Wozniak rispose alla domanda “come pensi che potrebbe essere trattato l’essere umano dall’ASI?, Woz. fu schietto: “Saremo gli dei? Saremo i loro animali domestici? Oppure saremo formiche? Non lo so”. Questa dichiarazione fu fatta alla Financial Review.

Questo è semplicemente uno dei dilemmi più grandi degli ultimi tempi.

Hasta la vista, baby!

Credo che quando Musk ci avverta sul pericolo dell’IA, non penso si riferisca a qualcosa come Terminator, Ultron e via dicendo. Al contrario, si riferiscono alla “sostituzione della carriera”. Un robot può pensare più velocemente di noi, organizzare i dati con meno errori e persino imparare e fare meglio i lavori che facciamo ogni giorno, inoltre non hanno bisogno di mangiare, di uno stipendio, insomma… perché si dovrebbe assumere un essere umano?

Alcuni anni fa NPR, ha pubblicato uno strumento in grado di stabilire quale lavoro è potenzialmente più a rischio di automatizzazione.

Lavori nel campo medico, diagnostica, bar e fabbriche sono più soggetti ad automatizzazione, il ché probabilmente farà crescere esponenzialmente il livello di disoccupazione.

Queste sono tuttavia macchine che verranno programmate per avere uno e un solo scopo soltanto. Sappiamo che l’automatizzazione è già ora un problema, figurarsi tra i prossimi 15 o 20 anni.

Non pensate a scenari fantascientifici come Terminator, piuttosto pensate a scenari molto più realistici come Wall-E. Il concetto di “razza umana = bug” è qualcosa di esclusivamente umano; un IA che si cura di noi potrebbe farci diventare come gli esseri umani di Wall-E, in tal modo saremo noi a mettere a rischio la nostra esistenza.

Dobbiamo preoccuparci di questo?

Dipende a chi chiedete.

Se effettuate un sondaggio tra gli ingegneri più tecnologici e i matematici più intelligenti del mondo, avrai sempre delle risposte diverse. La domanda che ci dobbiamo porre è: “l’IA sarà misericordiosa?”. Il divario tra una semplice AGI e un’intelligenza artificiale avanzata è talmente sottile che le cose possono andare incredibilmente bene o in modo orribile e sbagliato.

Anche se i computer quantistici sono appena all’orizzonte, e i nostri dispositivi sono costantemente collegati in rete, stiamo ancora grattando la superficie sulla conoscenza circa la potenzialità di queste tecnologie.

Se stai accumulando armi e fagioli in scatole per l’apocalisse IA, probabilmente farai meglio a spendere il tuo tempo in meglio nella pittura, programmando, o nella cucina.

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Autore del blog Digitalart. Programmatore con la passione per i computer, dolci e la cucina in generale. Ama cimentarsi in produzioni grafiche e scrivere articoli interessanti.

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